Chiamati anche “generazione Y”, sono ragazzi tra i 18 e i 34 anni, rappresentano la prima generazione digitale e stanno passando attraverso la più grande crisi economica dagli anni ’30
Chi sono i Millennials?
I Millennials sono tutti i ragazzi e le ragazze che sono diventati maggiorenni nel corso, appunto, del nuovo millennio, cioè dal 2000 in poi e secondo alcune ricerche svolte dall’Istat hanno superato numericamente la “generazione X”, ossi i nati tra il 1965 e il 1980.
In Italia possiamo contare circa 11,2 milioni di persone e nel mondo circa 2,3 miliardi.
Partecipano ai flashmob, aspettano l’happy hour, fanno acquisti online e in catene low cost, sono youtuber, fashion blogger, instagrammer e influencer. Sono costantemente connessi.
Sono anche detti i “consumatori 2.0”, per questo è stata affibbiata loro una fama non molto gradita apparsa qualche anno fa sul settimanale Time, che li presentava come “pigri, superficiali e narcisisti” o anche generazione “Me, me, me” (Io, io, io), egoisti e presuntuosi.
Alessandro Rosina, ordinario di demografia all’Università Cattolica ha cercato di presentare i Millennials sotto un’altra luce.
Ha spiegato: “I Millennials fanno parte della generazione delle 3 C: Connected, cioè connessi in rete con tutto il mondo; Confident, cioè vogliono emergere e avere visibilità; open to Change, cioè aperti al cambiamento. Non solo perché in media sono ragazzi curiosi, ma anche perché e soprattutto provano strade diverse e trovano soluzioni inaspettate a un problema.
Lo dimostra il numero di start up create dai giovanissimi, più di 5000 secondo il Registro delle imprese.”
Allora perché continuiamo a considerarli “pigri e narcisisti”?
Continua Alessandro: “E’ sempre difficile per le generazioni precedenti fare i conti con sfide, opportunità e rischi diversi da quelli che sono stati vissuti. Infatti i Millennials sono cresciuti in un clima politico, economico e sociale lontano da quello di fine ‘900.”
Il Censis definisce questa generazione come individualista e replica ancora Alessandro: “Pur avendo a disposizione una forte autostima, questi giovani ripongono molto nella filosofia dello “sharing”, perché per loro la condivisione, cioè mettere in comune pensieri e progetti, è molto importante, come usufruire degli spazi coworking. Sono importantissime anche le nuove soluzioni “sharing economy” pensate per viaggiare a costi equilibrati.”
Infatti i Millennials sono anche dei globe-trotter: “I confini geografici non esistono più, adesso contano le reti, cioè le comunità con cui è possibile collegarsi anche da un continente all’altro, anche perché questi giovani sono preparati all’idea di studiare o lavorare all’estero.”
Aggiunge l’esperto: “La precarietà con cui questa nuova generazione ha imparato presto a fare i conti, ha stimolato una grande propensione al lavoro di squadra, però questi ultimi preferiscono coltivare rapporti in maniera orizzontale, facendo fatica a riconoscere regole e gerarchia. Per esempio tendono a dare del “tu” a tutti, inoltre non hanno propensione al sacrificio ne spirito di servizio, cioè si impiegano solo quando sanno di ottenere un risultato. E se non dovessero sentirsi apprezzati o l’obiettivo dovesse essere più faticoso del previsto, tendono a mollare.”
Conclude lo studioso: “Di solito le ragazze sono molto determinate più dei loro coetanei maschi ed hanno grandi aspettative di realizzazione personale, sia nel lavoro che nel privato. Dimostrano anche maggiore intraprendenza e disponibilità al cambiamento di questi ultimi, raggiungendo livelli di preparazione e di formazione molto alti. Purtroppo però fanno molta fatica a essere incluse nel mercato del lavoro.”
Adesso il quadro generale è molto più chiaro.
Per poter avere qualche cambiamento più concreto e per vedere un repentino ed innovativo cambio di direzione, bisognerà sicuramente riporre tutto nella futura “generazione Z” che comprenderà la fascia di età 15-18 anni.
Staremo a vedere!