Semplicemente la “Passerella di Christo”
Portare le persone dentro l’opera e farle sentire parte di essa. The Floating Piers, conosciuta come la “Passerella di Christo”, dimostra che l’arte può essere, in alcune forme, un bene comune senza necessariamente appesantirla di messaggi sociali o estetici che, in fondo, non pretende di avere.
Dal 18 giugno al 3 luglio, il Lago d’Iseo ha assistito ad un vero e proprio esodo di persone che, incuriosite dal forte impatto mediatico generato dall’opera dell’artista Christo, hanno percorso in migliaia la passerella in ogni direzione, gratuitamente e senza la stucchevole tentazione del bookshop di fine mostra. Il catalogo è invece prodotto dalla miriade di foto che il visitatore social ha diffuso nella rete, confermando quest’ultima come il più grande mezzo di comunicazione che ha reso possibile il successo internazionale ad un’opera quasi per nulla pubblicizzata e, fino ad oggi, rifiutata da molte comunità locali.
Ma prima di discutere sull’eredità di questo “evento”, cerchiamo brevemente di capire chi è Christo e da dove viene. “Christo” è il progetto artistico dei coniugi naturalizzati statunitensi Christo Vladimirov e Jeanne-Claude Denat de Guillebon. La morte della moglie nel 2009 non ha impedito all’artista Bulgaro di proseguire nella sua produzione di opere in grande scala nel filone della land-art. Dopo aver “imballato” nel 1968 la Fontana di piazza del Mercato e il Fortilizio dei Mulini a Spoleto, nel 1970 il monumento a Vittorio Emanuele II a Milano e nel 1974 la Porta Pinciana a Roma, Christo torna in Italia dopo un successo planetario.
L’installazione: l’eredità del temporaneo
L’installazione si configura come un percorso pedonale provvisorio di 4,5 chilometri sulle acque del Lago, costruita utilizzando 70.000 metri quadri di tessuto arancione sostenuti da un sistema di pontili galleggianti, largo 16 metri, formato da 200.000 cubi in polietilene. Il percorso si sviluppa tra Sulzano, Monteisola (Peschiera Maraglio) e l’isola privata di San Paolo. Tre chilometri sull’acqua ed un chilometro e mezzo lungo la strada pedonale che collega Peschiera Maraglio e Sensole.
“Vi farò camminare sulle acque, meglio se verrete senza scarpe; sarà una passeggiata dove sentirete le onde sotto i vostri piedi”. Dopo quarant’anni dalla sua ultima apparizione artistica italiana, con questa frase Christo celebra la propria opera offrendo ai visitatori la possibilità di ammirare nuove visuali del Lago d’Iseo, cullati dal movimento dell’acqua, celebrando il lago stesso come opera d’arte da ammirare nella sua nuova veste effimera e temporanea.
Temporanea sì, ma grazie all’iniziativa di Google che ne ha fotografato il percorso con Street View rimarrà nella memoria di chi ci ha camminato o ha desiderato farlo. Vivrà nella visibilità che l’Opera ha portato al luogo, a testimonianza che l’arte ha anche la capacità di auto sostenersi e di essere ecologica nel destino di essere totalmente riciclata in seguito allo smantellamento.
Non sono inoltre mancate le iniziative per il saluto finale alla Passerella. Nel pomeriggio i sedici sindaci dei Comuni che si affacciano sul Lago si sono riuniti su Monte Isola e, per chiudere “l’esposizione”, è stato organizzato un flash mob con gruppi di visitatori vestiti con tuniche bianche intenti a raffigurare Cristo che cammina sull’acqua. La giornata è culminata nella notte bianca in una catena umana con i sindaci di Sulzano e Monte Isola uniti in un simbolico abbraccio. Tutto questo fino alle 24.00 di domenica 3 luglio.
La critica: “L’arte è qualcosa di diverso”
Mentre Christo tenta di staccarsi dalla feroce critica artistica, quest’ultima si manifesta con giudizi spesso negativi sull’Opera. Il più massmediatico dei critici, Vittorio Sgarbi, non giudica la realizzazione in sé, ma lo scopo: “The Floating Piers di Christo è una passerella verso il nulla. Se non serve a connettere il lago con almeno una ventina di itinerari artistici della terraferma è solo un’operazione capitalistica, figlia della cultura americana fatta di McDonald’s e patatine, un meteorite fine a se stesso …”. Per Sgarbi è mortificante che la Perla del lago d’Iseo, con i suoi tesori paesaggistici e culturali, resti in ombra rispetto ad una passerella temporanea.
Ma alcuni colleghi si spingono ben oltre. Philippe D’Averio apostrofa l’opera come “un’attrazione, un’alternativa alle sagre di paese, quelle con la tenda e l’attrazione della donna cannone. Un fenomeno da fiera dei miracoli …”. Afferma inoltre che “questa non è arte. L’arte è qualcosa di diverso, è altra cosa. Qui manca l’ambiguità e la complessità dell’arte vera, oltre alla ripetibilità …”.
Alla fine di questo discorso, nel momento in cui il sipario si chiude, inserendosi nel pensiero contemporaneo dell’arte come manifestazione democratica, ogni individuo può tirare le somme e manifestare un giudizio personale. Ma non si può ignorare che una passerella arancione, posta su un lago nella provincia di Brescia, sia stata capace di attirare una media di circa 40.000 persone al giorno. Sarà forse suggestione di massa?
Ph: Daniele Rivolta