È l’apice del carnevale ambrosiano, “sabato grasso”: sono in viaggio verso Lecco. Subisco due interruzioni per il passaggio delle mascherine nell’attraversamento di due paesi, ma arrivo
abbastanza puntuale all’appuntamento con Spreafico.
Mi sta aspettando, figura giovanile avvolta in un giubbotto azzurro. Non ci conosciamo, ci siamo appena sentiti per telefono, ma deve essere lui: “sa” di montagna, come mi ero immaginata, visti gli inviti ad alcune personali ed i premi mietuti! Dopo i convenevoli di… accertamento (siamo proprio noi le due persone che si debbono incontrare), saliamo in casa e ci accomodiamo – in compagnia della signora Spreafico, strenua ammiratrice a buon diritto del marito – nel salotto in cui spiccano numerosi trofei, tutti in dimensioni che definirei imponenti: sono sculture in bronzo o rame di graziosa fattura, a volte incastonata su piedestalli in pietra pregiata, e quindi di piacevole esposizione proprio come soprammobili.
Sono stupefatta, ma la mia meraviglia è destinata ad aumentare in quanto tali trofei – come avrò poi modo di constatare personalmente – rappresentano soltanto esigua parte di quelli vinti… e più tardi mi sarà chiaro il perché non abbia potuto tenerli tutti in casa! Ma torniamo all’autore… CONTINUA SU GAreview
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