Una lettera d’amore che brucia di passione e rock.

Michigan, 1960. Da una roulotte adibita in tutto e per tutto come una vera e propria abitazione, rullate e colpi poderosi di batteria si propagano, intensi e continui, nell’ambiente circostante. James Osterberg, seduto al suo strumento, posizionato al centro esatto della sua camera da letto cedutagli dai suoi genitori per permettergli di avere maggior spazio, picchia più duro che mai. Jim, così lo chiamavano in famiglia, era rimasto folgorato dal suono continuo e metallico dei macchinari industriali della Ford durante una gita scolastica e la batteria sembrava esserne la conseguenza naturale. Lo aspetta un concerto stasera, la sua band, gli Iguanas, si esibiranno ad una serata studentesca. Ma Osterberg in secondo piano proprio non ci riesce a stare e si fa costruire una pedana sul palco, che lo rialza rispetto agli altri membri della band. Audace, il ragazzo, e molto esuberante. Ma questo è solo il punto di partenza di una storia che consacrerà James Osterberg, in arte Iggy Pop, a vera e propria icona della musica di tutti i tempi.
Il 1967 è l’anno che segna l’incipit di una delle storie più belle e allo stesso tempo devastanti del rock ‘n’ roll.
Iggy ha formato un nuovo gruppo, gli Stooges, e il debutto sul palco durante una festa dell’Università locale è a dir poco eclatante.
Messa da parte la batteria, Iggy è un frotman eccezionale, capace di esaltare, non solo i presenti in sala, ma anche la sua band, che si carica vedendolo contorcersi e ballare, quasi in preda ad un delirio mistico.
Arrivano poi le date con gli MC5 e Danny Fields, successivamente manager dei sublimi Ramones, che rimane folgorato dal sound degli Stooges e procura loro un contratto con la Elektra Records, label per la quale verrà pubblicato “Fun House”, disco leggendario.
Ha così inizio una favola surreale e distorta, fatta di gioie, dipendenze, eccessi, perdite e, soprattutto, ottimo rock, suonato a volumi altissimi.
Questo e molto altro viene narrato in “Gimme Danger”, documentario che ripercorre la storia di Iggy e dei suoi Stooges, diretto magistralmente da Jim Jarmusch, regista culto e dall’animo amabilmente punk.
Una lettera d’amore dedicata a un frontman dalla personalità a dir poco strabordante, con i suoi look non convenzionali (Iggy fu tra i primi ad indossare un collare per cani on stage) e il suo donarsi completamente alla folla, ferendosi non poco. Un’ode a dei musicisti che hanno davvero cambiato la storia della musica: dal Michigan fino a toccare le stelle più luminose, come David Bowie.
Un ritratto vero, senza zucchero, senza moine, senza censura alcuna. Brucia di passione e di distruzione la storia degli Stooges, e vale la pena vedere questo documentario, ricco di tantissime immagini di repertorio, non solo per Iggy e la sua band, ma per avere uno spaccato nitido del contesto storico in cui gli Stooges sono nati. Gli anni 70 a cavallo tra la “Summer of love” e gli acidi, le rivolte politiche, il glamour, l’eroina., Lou Reed, Nico, Andy Wharol e la sua Factory.
Meraviglioso.

Ogni volta che qualcuno mi chiede cosa ho pensato la prima volta che ho visto gli Stooges, rispondo sempre che li ho sentiti prima di averli visti. I loro suoni erano così potenti che si sentivano fino in strada. Poi, sono entrato nella sala e mi sono trovato davanti Iggy. Era perfetto.”, dice Denny Fields nel documentario. Credo che questo concetto esprima tutto. Grazie Jim Jarmusch. Grazie Stooges. Grazie mio amato Iggy Pop.

“Gimme Danger” sarà proiettato il 21 e 22 Febbraio nelle sale cinematografiche. Per informazioni visitare il sito www.nexodigital.it/



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About Author

“Senza la musica la vita sarebbe un errore”. Lo diceva Nietzsche ma si adatta perfettamente alla mia anima. La mia esistenza senza le sette note, che ho tatuato addosso in modo indelebile, non avrebbe senso: un amore viscerale (e anche molto carnale). Scrivo da quando ero adolescente. Il giornalismo e la musica sono due passioni che hanno sempre viaggiato di pari passo, insieme alla moda. Dopo aver lavorato nel Fashion System per qualche anno, decido che le sette note sarebbero state il fulcro attorno al quale avrebbe gravitato tutto. Nel 2009 il grande salto: la musica diventa la mia professione a tutti gli effetti e scrivo per Rockol per 5 anni come redattrice interna. Nel 2014 arriva la bellissima collaborazione con Rolling Stone Italia, che prosegue ancora oggi, e nel 2016 ritorno di fiamma con Jaymag, testata musicale. Ma non è tutto. Ho anche un blog: My Rebel Stilettos, nel quale parlo di lifestyle e delle mie passioni. Mi definiscono come una “Punk con i tacchi a spillo” e mai definizione fu più adatta.

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